11.03,’18 – IV^ dom di Quaresima/B

NELLA DIFICOLTA’ DOBBIAMO TROVARE PAROLE CHE ILLUMINANO E GUIDANO

luce-tenebredal Vangelo di Giovanni (3,14-21)
Gesù, prima di passare da questo mondo al Padre disse ai suoi discepoli: «E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Introduzione

«Dentro di noi c’è un continuo variare di luce e tenebre. Non dobbiamo stupirci che sia così. È necessario distinguere l’azione di Dio da quella dello spirito del male per fare discernimento spirituale tra i moti positivi e quelli negativi che vibrano dentro di noi, per operare una scelta definitiva fra la parte luminosa di noi stessi e quella oscura che sempre ci abita». Sono le parole del Card. Martini, parole che invitano a prendere atto che nessuno di noi può essere tutta luce, ma nemmeno tutta tenebra. L’una e l’altra convivono e ci attraversano costantemente. L’impegno più grande è il discernimento, cioè l’impegno che chiede di compiere un vero atto di separazione l’una dall’altra: crino, il verbo greco da cui viene la parola crisi. Non dobbiamo stupirci – dice Carlo Maria Martini – ma non dobbiamo nemmeno avere paura: quando siamo nella difficoltà tutti cerchiamo una via di fuga e attendiamo di intravedere la luce alla fine di un tunnel.

L’esperienza delle tenebre e il desiderio della luce

Per l’evangelista Giovanni il contrasto luce-tenebre è così decisivo per interpretare la vita dell’uomo illuminata dalla presenza di Dio, dalla sua Grazia, dal suo Spirito, dal suo Figlio. Già nel Prologo afferma «la luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce», parole certamente ispirare da questo incontro di Gesù e Nicodemo quando il Maestro dice: «la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce». Gesù invita il saggio fariseo a fare luce dentro alle tenebre della sua fede e non solo a quelle della vita: l’incontro avviene di notte, quando le tenebre sono ormai scese e questo è suggestivo perché un uomo saggio e timorato di Dio sa di poter trovare in Gesù la luce vera, la luce nuova, la via che illumina il cammino della vera relazione con Dio e col popolo. È proprio quando siamo nell’incertezza, nel dubbio, nella nebbia, nella difficoltà, che bisogna chiedere aiuto, un aiuto che deve essere cercato in chi può dare il vero discernimento. Nella difficoltà non abbiamo bisogno di trovare ragioni nelle parole degli altri, piuttosto una via ragionevole per vivere in modo differente il momento che stiamo attraversando.

La fede al buio dice anche una vita al buio

Nel dialogo con Nicodemo Gesù si fa conoscere con un linguaggio importante «Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo», eppure si fa intendere con esempi efficaci ancora oggi per noi: da una parte «chi fa il male, odia la luce» e dall’altra «chi fa la verità viene verso la luce». Tutti conosciamo l’esperienza delle tenebre: la confusione del cuore, l’isolamento delle relazioni, l’amarezza di una delusione, il tradimento nella fedeltà. Ma anche: l’egoismo, le verità individuali, l’accidia… La vita che mostra e mette in luce il buio dello spirito: le tenebre del peccato, la lontananza da Dio, l’assenza della preghiera. È il buio nella fede che alimenta il buio della vita. Peccato e grazia non possono andare d’accordo, tantomeno trovare compromessi. Gesù ci invita ad accoglierlo come dono del Padre, per una vita illuminata, «perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Siamo coscienti di ciò? O crediamo di poter continuare a vivere senza luce?