11.11.’18 – XXXII^ dom T.O.

IMPARIAMO A GUARDARE COME GUARDA CRISTO: IL VERO DISCERNIMENTO

neugieriges Kind

dal Vangelo di Marco (12,38-44)
In quel tempo Gesù diceva ai suoi discepoli nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Introduzione

Oggi, sempre più immersi nella cultura dell’immagine, dobbiamo comprendere che proprio un’immagine ci riporta ad una verità: essendo immagine, significa che essa è la sintesi di qualcos’altro che viene proiettato in quel punto; oppure significa che da ciò che vediamo dobbiamo risalire a una verità originaria. Sta di fatto che un’immagine ci rivela la necessità di interpretare ciò che vediamo: qui ci viene in aiuto l’arte del discernimento, cioè la capacità di osservare, valutare, prendere in considerazione ciò che è utile, vedere ed eliminare l’inutile, e da tutto trarre un insegnamento. “Non limitiamoci a guardare il particolare, ma il tutto ove quel particolare risiede”: così Seneca – filosofo tra il I sec aC e il I sec dC – fin da allora invita l’uomo a riflettere su come guardare, attraverso un movimento che va dal particolare al tutto e viceversa. Ci sono alcune situazioni, così come avviene in modo analogo tra le persone, che non sempre il particolare rivela il tutto: eppure il particolare aiuta a risalire e a mettere a fuoco anche il tutto e comprenderne la verità.

Lo sguardo di Gesù: il vero discernimento

Gesù si dirige al Tempio, luogo del culto pubblico, ma anche del pellegrinaggio, dei riti tradizionali: qui vi si trovano uomini della Scrittura, praticanti, osservanti della Legge, ma anche gente comune, gente del popolo che vive la sua religiosità. E Gesù, «seduto di fronte al tesoro, osservava». In mezzo alle tante persone, immerso anche in un certo caos, Gesù si concentra su un particolare che è decisamente strano, ma dal quale comprendiamo la sua arte, il suo stile, la sua capacità di discernere: «Venuta una vedova povera». Siamo soliti fermaci a contemplare il gesto della donna accanto al gesto dei farisei; l’una getta «due monetine, che fanno un soldo», gli altri «tanti ricchi ne gettavano molte». Il gesto è eloquente da sé e ben sappiamo che Gesù pone la differenza tra il dono della donna che «ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere» e quello degli altri che «hanno gettato parte del loro superfluo». Lei dona la vita (hólon tòn bíon autês: tutta la sua vita), non il di più, ma l’essenziale per vivere; gli altri donano il disavanzo. Lei non ha più nulla nel suo oggi; loro hanno ancora da dare domani e ancora dopo.

Lo sguardo della donna: la vita in un gesto

Il gesto della donna rivela molto di lei, ma il suo sguardo ancora di più: vedova e povera, forse sola, non si sa. Eppure non può passare così inosservato il fatto che lei pare non curarsi della presenza di Gesù nel Tempio: forse lo nota, forse non lo vede. Comprendiamo però che compie il gesto del proprio dono da buona osservante della Legge, in coscienza compie qualcosa di buono e il gesto rivela il suo stile. Forse è osservante, ma non necessariamente così religiosa: non nota il Maestro, non si rivolge ad alcuno scriba. Eppure si spoglia di ciò che è la sua vita e non del superfluo: sembra mostrarsi come una vera discepola di Gesù, pur non essendo con Lui. Mi interrogo sulle tante persone che compiono gesti così nobili e non sono così credenti come noi. Tutto dipende da “dove” e “come” osserviamo.