16.06.’19 – SS. Trinità

LA TRI-UNITA’ DI DIO: FONTE E SIGNIFICATO DELLE TANTE RELAZIONI NELL’UOMO

Trinità 2019

dal Vangelo di Giovanni (16,12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Introduzione

Nel contesto storico del IV-V secolo dC, concluso il periodo delle grandi persecuzioni verso i cristiani, reso il Cristianesimo religione dell’Impero, si apre il tempo delle controversie interne alla professione di fede in Gesù: Egli è figlio di Maria, inviato da Dio Padre, fatto uomo per mezzo dello Spirito Santo. La fatica, ma anche l’impegno della ricerca per comprendere la Tri-unità di Dio è stimolo per approfondire la fede in Gesù. Non vi è alcun scritto nel Nuovo Testamento che parla di “Trinità” eppure Gesù non rinuncia a raccontare la sua relazione col Padre e il dono dello Spirito: è dalle sue parole che cogliamo questa verità. Dunque Gesù racconta la sua natura che è identità di relazione: in fondo conosciamo il Dio Creatore perché lo chiama Padre e chiamandolo Padre egli si rivela come Figlio e, infine lo Spirito è un dono che viene dalla loro relazione. Amore, Amato, Amante: così li chiamerà Agostino. Il termine tri-Unità (Trinità) sarà frutto della cultura e della riflessione filosofica greca del tempo.

La relazione di unità: essere per l’altro

C’è una preoccupazione in Gesù verso i suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso». Gesù ha il desiderio forte di comunicare una verità che fin da subito comprende essere molto esigente perché è in questa verità che i suoi discepoli – e noi oggi – tutti siamo chiamati a rispecchiarci. Ed è l’unità nella relazione, che non significa avere il medesimo sentire e fare, piuttosto è condividere uno stile che accomuna perché accompagna verso un orizzonte più lontano. In fondo Gesù non chiede di entrare nella sua relazione col Padre e lo Spirito: Egli si limita a raccontare che Lui è in relazione con entrambi e quindi chiamato a stare sempre di fronte all’uno e all’altro. E così comprendiamo che la qualità di una relazione è data dall’impegno di stare uno di fronte all’altro, nell’assiduità di frequentarsi per conoscersi nelle profondità e nei limiti per comprendere quando parlare, se parlare, e cosa dire. A volte ci sono momenti opportuni, a volte no. A volte ci sono parole da dire, a volte tempi di silenzio per ascoltare. In fondo la Tri-Unità divina ci porta al cuore delle nostre stesse identità di relazione e il poco ascolto, la parola affrettata, il consiglio non chiesto, rivelano i limiti e le fatiche delle nostre relazioni. E diventano un peso.

Dalla relazione con Gesù dipende la qualità delle nostre relazioni

Così è della nostra fede: Gesù ci invita a non avere una relazione con Lui che sia chiusa, ma che si apra da Lui agli altri. Se dalla relazione con lui non si rinnovano le nostre relazioni allora essa è già vissuta male. E non possiamo limitarci a fare della fede in Gesù una conoscenza di precetti o pratiche: come ogni relazione abbiamo bisogno di crescere in questa per dare significato e forza alle relazioni tra noi. Ma per ora non siamo capaci di portarne il peso. Tuttavia non ci scoraggiamo.