26.05.’19 – VI dom di Pasqua/C

L’AMORE E LE DISTRAZIONI: QUANDO NON SI AMA, L’AMORE NON SI VEDE

distrazioni

dal vangelo di Giovanni (14,23-29)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: «Vado e tornerò da voi». Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Introduzione

È indiscutibile che i gesti dell’amore sono gesti visibili: nessuno di noi è capace di amare in modo esclusivamente spirituale, in modo estatico, tutti però ci accorgiamo sia dell’amore che altri hanno per noi sia dell’amore che noi proviamo per altri. Ci accorgiamo perché la parola dell’amore è una parola concreta: le nostre relazioni sono caratterizzate dai gradi differenti dell’amore, finanche al non-amare, che resta un modo che non rende visibile l’amore. A volte viviamo un amore corrisposto, amicale, parentale, genitoriale, sentimentale, a volte viviamo un amore fragile, ferito, surrogato. Eppure il modo differente di amare segna la nostra persona: ecco perché l’more è visibile. Ci accorgiamo di come cambiano i nostri sguardi e le nostre parole, ma anche ciò che stanno vivendo gli altri.

Gesù è visibile nel discepolo che ama

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà». Gesù ora chiede di essere riamato e, che amare sia complesso, tutti lo sappiamo: impegna il cuore, ma anche la mente, lo spirito, le forze. Eppure per Gesù amare non è solo un impegno: è uno stile di vita che contraddistingue il suo discepolo perché «verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Se Gesù non è visibile con gli occhi, allora lo è nei segni dell’amore che caratterizzano chi ha scelto di stare dietro Lui: da qui comprendiamo come ostilità, ingiustizia, critica, giudizio, distanza, condanna, calunnia, odio non possono far parte della vita del discepolo di Gesù. Questo non significa che tali sentimenti non esistano, tuttavia dove c’è ostilità Gesù non si rende presente. L’amore non passa attraverso una superficiale convivenza pacifica tra le persone, ma solo nei gesti veri e autentici di attenzione a sé e agli altri: riempiti dell’amore che riceviamo da Gesù diveniamo capaci di gesti autentici di fraternità, rispetto, cordialità, serenità, attenzione. È come se ad un certo punto, Gesù chiedesse a ciascuno dei suoi discepoli – e a noi oggi – “che ne hai fatto dell’amore che ti ho donato? Come e dove è la tua vita? Quante distrazioni e quanto tempo perso….

Lo Spirito di verità e le nostre distrazioni

Nei “discorsi di addio” Gesù consola i suoi con il dono dello Spirito assicurandoli della presenza del Consolatore, il «il Paraclito, lui vi insegnerà ogni cosa». Cosa insegnerà? «Vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto»: Gesù è certo che la vita ci presenterà occasioni di distrazioni, di smarrimento, fino a dimenticarsi di Lui, di ciò che ha fatto, detto, chiesto. Quanti saldi e sicuri di sé hanno smesso di stare sotto lo sguardo amorevole di Gesù? Quanti di noi si trovano a ricominciare un cammino dopo anni di latitanza? In fondo questa è una verità che ci appartiene: cresciamo nella verità della parola di Gesù e poi ci radichiamo in altre verità. Se Gesù parlava, lo Spirito dimora in quella sua parola che ancora è seminata dentro noi.