1^ domenica AVVENTO – 30.11.’14

VIGILARE. AVERE PIU' CURA DI SE', DEGLI ALTRI, DI DIO

avvento chiesa 2014
I Simboli:

1. IL VELO: vieni, Signore, scendi, abita in mezzo a noi
2. IL MELOGRANO: i nostri tempi, nel tempo di Dio
3. LA BETULLA: spogliarsi come la corteccia

Irreprensibili perché resi saldi

Con le parole di Paolo ai Cristiani della città di Corinto iniziamo questo tempo di Avvento, un cammino che ci spinge ad andare incontro al Signore che viene: Egli è già venuto in mezzo a noi nella carne, nel mistero dell’Incarnazione, ma ogni giorno, ogni volta, in ogni momento, in ogni tempo Egli viene e visita la nostra storia. “la testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente”: Paolo riconosce che la comunità da lui fondata ora è pronta a vivere sotto lo sguardo del Signore Gesù, del suo Spirito, della sua Grazia. Per questo, resi saldi, ora essi devono essere “irreprensibili”, forti, coi piedi ben ancorati alla storia, le mani aperte ai fratelli, il cuore verso il Signore. Anche noi siamo stati resi forti ma che ne abbiamo fatto della nostra solidità? Della nostra fede in Gesù? Della nostra identità di Figli e quindi di fratelli?

Squarcia i cieli e scendi

La saldezza nasce dall’invocazione continua che rivolgiamo al Signore “vieni Signore, scendi”, invocare la venuta del Signore nella nostra vita significa nello stesso tempo muoversi verso di Lui, andargli incontro. Così Isaia apre desiderio e speranza al credente con il grido “se tu squarciassi i cieli e scendessi”. Incontrare il Signore è invocarlo, non solamente trovarlo e incrociarlo sulla strada. Ogni giornata di questo tempo nuovo dovrebbe concludersi col l’invocazione “Signore, vieni e scendi…” per prendere consapevolezza che anch’io mi sto muovendo, mi sono incamminato, non mi sono seduto.

Avere più cura. Non addormentarsi

Ad-tendere è desiderare e rendersi ospitali e pronti ad accogliere. Ma l’attesa vissuta male diventa nevrosi, ansia, agitazione, impazienza, giudizio, presupposti che rendono il nostro cuore assopito, “addormentato”, concentrato su altro, distratto. Ad-tendere è un “tendere-a”, andare verso, incontrare: si cammina, ci si muove, ci si prepara. L’Attesa coinvolge i passi, ma anche le mani, il volto, il cuore animati da desiderio di emozione e gioia. Allora attendere il Signore che viene significa tendere verso di Lui che desidera incontrarci: anche se sarà Lui a compiere il percorso più lungo, tuttavia non si tira indietro e viene incontro a ciascuno di noi, carico della propria storia, della propria vicenda di amore e peccato. Ma come vivere questo tempo? L’attesa chiede vigilanza, atteggiamento che invita tutti e ciascuno a gesti di prontezza, di disponibilità, di apertura: stare desti senza lasciarsi distrarre dall’inutile; avere cura di sé per prendersi a cuore l’altro; impegnarsi nell’equilibrio dei desideri, delle scelte, delle azioni. Portare nuove buone parole. L’attesa è allora vera e propria lotta con se stessi perché nessuno viva stando sulla difensiva, sospettoso dell’altro, carico di paura e minaccia verso ogni altro, lontano o vicino che sia.