1 novembre – SOLENNITA’ OGNISSANTI

Santità è lasciarsi potare dall'Amore di Dio

santiSantità e vita

Santità, pienezza di vita, perfezione, beatitudine sono parole che dicono la festa cristiana che oggi celebriamo guardando al cielo e a coloro che hanno raggiunto, per grazia, la somma comunione con Dio; è la festa di coloro che vedono Dio «così come Egli è». Amici, modelli, compagni, guide: sono altre parole che dicono lo stile reso visibile nella vita di tanti uomini e donne, schiera di «una moltitudine immensa» che indossano un «abito bianco», una veste resa candido perché lavato «sangue dell’Agnello»; persone che si sono fidate di Gesù perché si sono affidate a Lui. Quante volte la santità la vediamo così irraggiungibile: la nostra fragilità, il nostro peccato, la miseria che si annida nei nostri gesti, la sporcizia che entra in noi dalle parole che noi stessi diciamo. A questo poi si aggiungono i pensieri, gli sguardi, i giudizi, le critiche che stanno sempre sull’uscio della porta della nostra quotidianità. Ammassiamo quantità enormi di sbagli, di “volevo-potevo” e così la nostra responsabilità in famiglia, nel sociale, nel politico, nella Comunità dei credenti spesso è curvata sul proprio io, sulla propria individualità, sulla propria pretesa di avere l’ultima parole per primeggiare.

Santità e beatitudine

Ma tutto ciò deve fare i conti con quello sguardo che Dio ha su ciascuno di noi: Egli si china e guarda in noi la sua Immagine divina; attraversa la nostra interiorità e non si scandalizza, anzi la sana, la percorre per purificarla e amarla, fino a riposare nella parte più interna di noi. E’ sufficiente una parola di Gesù «beato», cioè fortunato perché amato, ed ecco che la beatitudine attraversa la nostra quotidianità: quella di chi vive la semplicità dello spirito e chi il pianto, quella di chi vive la mitezza e chi il desiderio di giustizia, quella di chi ive nella misericordia e di chi si impegna nella purezza di cuore, di chi è schiacciato dalla fatica e di chi perseguitato o abbandonato nel bisogno. Ma c‘è di più: beato perché dopo aver ricevuto l’amore di Dio (e quanti lo abbiamo ricevuto!) ciascuno di noi è chiamato a potare in se stesso ciò che è di più, ciò che sovrabbonda e stona, ciò che è inutile perché superfluo.

Santità e impegno

Quanto abbiamo bisogno di rinnovare in noi l’ammasso di inutilità di parole e giudizi, di carità mai usata, di verità mai detta! Quante inversioni di rotta dobbiamo iniziare a fare! Quante manovre dentro noi dobbiamo avere il coraggio di azionare! Abbiamo bisogno di svegliarci, di rinnovarci, di sentirci vitali gli uni per gli altri, di ridestare la propria vita perché sia più amabile, vivibile, abitabile: santità è, dunque, essere nuovi ma di quella novità che ha a che fare con quell’immagine di Dio in noi: solo la presenza di Dio nella nostra vita potrà potare in me l’inutile e rendermi pronto a frutti di vita buona e bella.