11 gennaio 2015 – Battesimo di Gesù

Ripensarsi come figli per essere buoni padri e maestri

padre e figlioDal vangelo di Marco (Mc 1,7-11)

Giovanni proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

Conoscere la propria origine: guardare indietro per guardarsi dentro

Ogni tanto credo sia necessario volgere uno sguardo all’indietro e rivedere da dove veniamo: sì, perché ciascuno di noi ha una storia che lo ha originato, una storia che gli permette di generare a sua volta vita, relazioni. Nessuno di noi viene al mondo da solo e nessuno di noi si autogenera. Abbiamo una storia che ci precede e che ci genera, una storia che possiamo anche per assurdo rifiutare, ma che non possiamo debellare perché ormai dentro la nostra memoria, e anche se il ricordo di vicende passate ci sta dietro, alle spalle, tuttavia, ci sta dentro perché noi gli apparteniamo, perché da là veniamo e ne diventiamo suoi figli. Quante volte facciamo esperienza di storie, vicende buone o cattive che ci cambiano e ci accorgiamo di non essere più gli stessi di prima: cambiamo perché in noi avvengono nuove nascite e quindi nuovi impegni, nuove scelte. Rinasciamo perché veniamo generati ogni volta. E così guardare dietro sé è un vero e proprio guardarsi dentro e riscoprire la propria identità, il proprio “chi sono?”. La fatica per cui molti non riescono a trovare il giusto posto nella propria storia è anche crisi di un passato, di una storia che li ha generati e che non riconoscono più. Questa è anche la difficoltà di essere veri cristiani perché afferma Giovanni «se ami colui che ha generato, ami anche chi da lui è stato generato», cioè riconosco chi mi sta accanto.

Io, figlio generato nel Battesimo

Così è così anche per la nostra fede: riceviamo il dono del Battesimo ma poi che fine fa il nostro essere diventati figli? La mia identità, il mio posto di fronte a Dio è quello della figliolanza, dell’obbedienza, cioè di colui che è stato generato e che a Lui resta legato. Dio vuole dire la sua parola definitiva su di noi, come quella detta su Gesù al Giordano «in te ho posto il mio compiacimento»: c’è un Dio che rivela la sua paternità in quell’uomo in fila coi peccatori, che condivide la storia degli uomini e che si lascia inabissare nelle acque del Giordano, a cui dice «Tu sei il Figlio, l’amato». E noi che ne abbiamo fatto del nostro Battesimo? In modo analogo può oggi un padre, una madre dire la stessa cosa di suo figlio? Oppure fino a che punto io figlio metto nel cuore e sulle labbra di un padre e una madre il piacere di stare alla mia presenza? Spesso smarriamo l’essere figli e, indifferenti e superficiali, quando arroganti e presuntuosi, dimenticando la parola che ci ha generati.

Padri e madri, maestri e guide, perché figli

L’immersione di Gesù al Giordano dice il mio essere immerso e battezzato come Cristo e in Cristo, richiama l’origine della mia fede, l’essere figlio, ma può divenire evento per comprendere che nella mia vita anch’io genero parole, gesti, scelte perché sono generato da altrettante parole, gesti, scelte altrui. Siamo «come la pioggia e la neve scendono e irrigano e poi ritornano»: ci scopriamo discepoli perché in ascolto e possiamo divenire maestri perché abbiamo una parola buona da dire. Possiamo essere padri e madri di storie nuove e belle perché conosciamo la nostra origine e la nostra figliolanza. Non è forse vero che il problema di molti figli oggi è la propria storia di origine? Il proprio padre e la propria madre: la propria casa. Per essere buoni maestri dobbiamo riscoprire il nostro essere discepoli. Per essere buoni genitori, bisogna ricomprendere il nostro essere figli. Per essere buone guide nella fede, bisogna tornare ad essere veri credenti, veri figli del Padre.