25.03.’18 – LE PALME (Anno B)

HA SALVATO ALTRI, NON PUO’ SALVARE SE STESSO? VERITA’ O FALLIMENTO?

ulivo-palme-2018Ingresso di Gesù a Gerusalemme; Vangelo secondo Marco (11,1-10)
Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito». Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. E alcuni dei presenti però dissero loro: «Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?». Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare. Essi condussero l’asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!

Passione Secondo Marco (14,1-15,47) Segue la riflessione

La Verità di Gesù umilia le nostre tante verità

«Ha salvato altri, non può salvare se stesso?». Sono le parole della gente ai piedi della Croce di Gesù, una domanda che inquieta ancora oggi: dov’è finito quel carisma, quella forza, quella volontà che ha reso Gesù credibile davanti agli occhi di tutti? Dov’è quella grazia per cui ogni parola che usciva dalla sua bocca sollevava, sanava, guariva, allontanava persino il maligno e restituiva la vita a chi era morto? Perché l’umiliazione, le accuse, gli scherni, le risa? Perché poche parole dalla Croce, nessun lamento ma solo alla fine «dando un forte grido, spirò»? Chi ha vissuto tutta la sua esistenza nell’Amore verso gli altri non poteva concludere la sua vita che donando se stesso. Questo è lo scandalo che interpellala tutti, sempre. Ed è alla luce di questo amore che possiamo rispondere alla domanda iniziale affermando che non poteva non terminare così la vita di Gesù, anzi: avrebbe creato molti più dubbi se non fosse terminata nel dono di sé. E nonostante ciò continua la presunzione dell’uomo che vuole mettere alla prova Dio «lasciate, vediamo se viene Elia a salvarlo», come se Dio non avesse già detto abbastanza con la storia di Gesù. Ciò che colpisce sempre il nostro cuore e la nostra mente è la verità della vita di Gesù: vero nella sua parola, accreditato dai suoi gesti, confermato nella sua fedeltà. È questa verità che ci infastidisce, è questa verità che rivolta in noi ogni forma di giustificazione e di pretesa di giustizia; è questa verità che incontra la nostra menzogna, la nostra superficialità, la nostra arroganza, la nostra presunzione… perché ciascuno di noi ha le sue verità e chissà come mai sono sempre più di una, e non è mai la stessa.

La domanda di sempre

Quante domande: come è possibile credere in un Dio così? Perché Dio Padre lo ha lasciato in balia di se stesso? Dov’è nella Passione di Gesù? Domande a cui non possiamo rispondere: Gesù muore come un malfattore, come un bestemmiatore, come un impostore e la crocifissione, sappiamo bene, era la pena per i maledetti da Dio. Siamo coloro che lo deridono ogni volta che offendiamo il genere umano, lo usiamo e lo bistrattiamo a nostro piacimento e tornaconto denigrando in noi e in chi sta attorno a noi la presenza della sua Immagine seminata in ciascuno. La Croce dice la più grande verità di Gesù: la sua totale e fedele obbedienza alla volontà del Padre che è Amore; un amore che si rende visibile nel dono di sé. Gesù resta l’esempio più alto di come si ama Dio e come si ama l’uomo: nella libertà e nella verità. Ci deve essere di monito la prima grande confessione di fede ai piedi della Croce: le parole del centurione, un uomo pagano che «avendolo visto spirare in quel modo disse: “davvero quest’uomo era Figlio di Dio”». Il suo fallimento è per ciascuno motivo di delusione, di rimprovero per aver dato tempo e ascolto alle sue parole: ma è proprio l’abbassamento di Dio sull’umanità a dire il suo essere diventato uomo. Come noi. E’ in questa logica che possono trovare origine tutti i nostri riscatti. Se lo vogliamo.