III^ domenica Avvento – 14.12.’14

LA GIOIA DI INNALZARE CHI CI VIVE ACCANTO

gioiaLa gioia è portare avanti chi ci sta accanto.

Leggiamo lo stile del mondo in cui viviamo e papa Francesco ci aiuta a riflettere quando scrive che «il grande rischio del mondo attuale è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro» precisando che «anche i credenti corrono questo rischio» (EG,1). L’individualismo sta lacerando in radice ogni forma di relazione: ciascuno basta a se stesso e l’altro diventa sempre più un pericolo, una minaccia, un sospetto. E se non fosse così, comunque l’altro è sempre più un fastidio o colui del quale non posso fidarmi subito: la vita politica non ci garantisce molto; la vita della comunità sociale è sempre più segnata dalla non-partecipazione; e il pericolo è quando questo stile si fa habitus nella vita di famiglia, tra le mura di casa dove diventa complesso darsi delle reciproche possibilità tra padre e madre, tra genitori e figli, tra fratelli. E’ l’inizio della morte della gioia! Gioia intesa non come spensieratezza e superficialità, ma la bellezza di quella relazione che mette l’altro al di sopra di ogni interesse personale. Abbiamo lasciato lo spazio alla soddisfazione personale, all’autogratificazione, all’autocompiacimento: ma ce ne accorgiamo che questo è mettere ancora al centro noi stessi con il proprio ego? E l’altro – fosse anche un figlio – è ricerca del piacere di sé. Ma questa non è gioia: la gioia è frutto di uno stile che chiede uno spogliamento perché sia un altro ad essere valorizzato. Ma oggi siamo poco disposti a farlo, eppure è lo stile della vita del Vangelo: è lo stile del Battista quando dice «non sono io il Cristo…io non sono degno di slegare il laccio dei suoi sandali».

Dove è finita la nostra identità di persone?

«Chi sei? Cosa dici di te?»: l’esempio di Giovanni il Battezzatore è chiaro e davanti agli occhi di tutti e proclamato alle orecchie e ai cuori dei presenti «io sono voce di uno che grida» e se lui è la voce, significa che un altro è la Parola. Ha preparato la strada al Signore creando nel cuore della gente una nuova disposizione: li ha resi pronti a conoscere il Signore per poi scomparire e lasciare lo spazio a chi «battezza in spirito santo». C’è da riconoscere che la gioia del Battista è stata quella di aver vissuto fino in fondo la sua missione, poteva fare un passo in più, era il profeta più temuto – persino da Erode – eppure ha saputo riconoscere che la sua grandezza era solo un servizio, era un tempo di preparazione. Chi sono io? Qual è la mia identità? Riusciamo ancora oggi a porci la domanda fondamentale che ci permette di esistere e far vivere bene chi mi sta accanto? Quando regna la confusione nel cuore allora diventiamo seminatori di malessere, costruttori di distanze e non di ponti di verità.

La gioia. Per diffonderla bisogna riceverla

«Siate sempre lieti»…«io gioisco perché la mia anima esulta nel mio Dio». La parola della gioia oggi tocca la nostra ferialità verso il Natale di Gesù. I doni che ci prepariamo a consegnare sono il segno di un dono d’amore ricevuto. Possiamo essere nuovamente persone che diffondono gioia perché siamo già stati colmati della gioia di Dio, del suo amore, della sua grazia. Spogliamoci della presunzione e rimettiamo nel cuore la verità.