Santa Famiglia di Nazarteh – 28.12.’14

UNA CASA DOVE CRESCERE IN UMANITA'

Santa FamigliaQual è il centro gravitazionale della famiglia odierna?

Psicologi, pedagogisti, psicoterapeuti, analisti, esperti in dinamiche familiari: sono molte le figure di specialisti che sempre più si concentrano sulle questioni della vita di casa, o meglio, sulle questioni che interessano la vita intrafamiliare e quei rapporti che intercorrono tra adulti che vivono insieme sotto lo stesso tetto e che hanno a che fare con dei bambini, con dei figli. La famiglia è molto cambiata e la Chiesa, attraverso un sinodo, si è preoccupata di cogliere una preziosa lettura della situazione per ribadire la necessità per tutti i cristiani di avere un centro gravitazionale, cioè un perno su cui far ruotare la loro identità di famiglia. Già dalla prima metà del ‘900 illustri pensatori hanno parlato della “evaporazione del padre” per giungere al “tramonto dell’autorità”. E dopo diversi anni ci si ritrova a fare i conti con queste disastrose profezie di cui oggi noi ne tocchiamo gli effetti: la famiglia resta l’unica possibilità perché ogni suo membro, padre, madre, figlio possa crescere in vera e piena umanità. Usciamo da quei tentativi scalcinati di fare la mamma e il papà e troniamo ad essere genitori che hanno ricevuto e si impegnano a donare. Purtroppo l’insicurezza dell’adulto è diventata l’iperprotezione del figlio e, a volte, la troppa sicurezza di sé ha trasformato il figlio in un automa. Più che un centro gravitazionale solido, oggi sembra che la famiglia sia immersa in una fanghiglia di regolucce che si adattano costantemente e repentinamente.

La necessità di crescere

«Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza»: il bambino Gesù ha conosciuto una crescita umana, affettiva, spirituale e psicologica, attenzioni che sono venute direttamente da Maria e Giuseppe: oggi restiamo allibiti da omicidi di figli da parte dei genitori, eppure in nome di una libertà che non ha più alcun nome, troppi sono i figli che crescono senza una parola chiara, precisa. Come può un figlio riconoscersi tale se non riesce a stare sotto la parola dell’obbedienza materna e paterna? Un figlio ha bisogno di crescere nella sua umanità e per essere tale ci deve essere un adulto che lo forma: in balia di se stesso, un figlio diventa solo merce di tutti e figlio di nessuno. Certo, in questa dinamica di relazioni tra padre, madre e figlio, dobbiamo anche chiederci che fine abbia fatto la propria figliolanza spirituale: Maria e Giuseppe sono sotto il dono dello Spirito e anche nel bimbo Gesù «la grazia di Dio era su di lui». Maria e Giuseppe allevano il bambino fin dentro alla più profonda spiritualità, dentro una fede in un Dio che si fa conoscere come Padre. Spesso mi pare di vedere che per non perdere un figlio abbiamo concesso di tutto e ci siamo persi come genitori: non siamo più credibili e la nostra parola di adulti è diventata sorda e afona.

La quotidianità delle nostre famiglie

La Santa famiglia di Nazareth dice oggi ancora la quotidianità delle nostre famiglie: le relazioni tra sposi, gli sguardi paterni e materni verso i figli, gli intrecci di vita tra genitori e figli; l’impegno a educare dentro questa nostra storia. La fatica di educare i figli, la precarietà e il segno di difficoltà che entrano ogni momento nelle nostre mura. Veniamo al mondo perché nasciamo, ma poi rinasciamo nelle nostre vicende, nelle storie che ci formano e che costruiscono la nostra personalità, negli incontri e nelle relazioni che diventano luoghi delle nostre parole.