Santissima Trinità – 15.06.’14

Dio è Amore. L'uomo dovrebbe essere meno egoista

amoreL’Unità è Tri-Unità: l’immagine di Dio in noi

Nel contesto storico del IV-V secolo dC, concluso il periodo delle grandi persecuzioni verso i cristiani, reso il Cristianesimo religione dell’Impero, si apre il tempo delle controversie interne alla professione di fede in Gesù: Egli è figlio di Maria, inviato da Dio Padre, fatto uomo per mezzo dello Spirito Santo. La fatica di comprendere l’eletto, l’inviato, l’unto non solo come messaggero divino ma addirittura in quanto Dio stesso. Il monoteismo ora va compreso in una esegesi non di un triteismo, Padre, Figlio e Spirito, separati l’uno dall’altro, ma nell’unica dynamis divina comunicata da ciascuno secondo la relazione che occupa dentro la comunione trinitaria: l’Amore, l’Amato, l’Amante, così Agostino definisce il rapporto trinitario. Esaustivo il linguaggio dell’amore è l’unico che rende comprensibile la vita intratrinitaria ed extratrinitaria. Battezzati nel nome della Trinità, ciascuno di noi è dimora dell’amore divino e spazio d’amore che si allarga e si estende. L’immagine di Dio in noi è la possibilità donata all’uomo di rendendolo partecipe dell’eternità: l’uomo ama perché Dio lo ama e l’amore divino è condizione che rende l’uomo pienamente umano.

 Amare è uscire da sé; ma è anche un pericolo

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito. Cosa ci disumanizza più della mancanza di amore? L’esperienza dell’amore ci accomuna tutti non solo nel senso che non esiste persona che non sappia amare, ma ancor più perché sentiamo ciascuno il bisogno di sentirsi amati. Così afferma un monaco benedettino: “l’amore è l’unica forza sufficientemente impetuosa ad obbligarci a lasciare il confortevole rifugio del nostro individualismo” (Hederman). L’amore permette di uscire da se stessi ed entrare negli altri: vi entriamo attraverso la conoscenza, il rispetto, la stima, l’ascolto, fino al desiderio, alla passione a tal punto da “uscire dai confini delle proprie limitazioni”, direbbe San Tommaso d’Aquino. Ma è vero anche che aprirsi all’amore è, a volte, pericoloso: pensiamo anche solamente alla possibilità di restare delusi, amareggiati, feriti e amare diventa anche esperienza di vulnerabilità. Non solo amiamo uscendo da noi stessi ma, nello stesso tempo, facciamo entrare dentro noi qualcosa di nuovo, di inedito che certamente cercavamo ma che poi he si rivela improvvisamente inaspettato. E quali strumenti di amore, diventiamo semplici oggetti, sfruttati o che sfruttano occasioni, spacciandole per amore, inebriate di illusioni e di attese che non abbiamo mai posto in premessa.

 Il contrario dell’Amore è l’egoismo

Contemplare l’amore dentro e fuori la Trinità divina, significa rieducarci come cristiani a un modello di amore che non vive di sospetto e di tranelli, ma di svuotamento di sé per far crescere ogni altro accanto a sé. Il contrario dell’amore, oggi, non è più l’odio, ma l’egoismo: forse dovremmo, come qualche asceta, tornare ad imparare ad amare iniziando ad amare la propria solitudine, perché l’amore vero non sia riempimento di un vuoto, ma completezza di sé. Ricerca e soddisfazione.