31.03/1.04.’18 – Pasqua di Risurrezione

NON ABBIATE PAURA: IN QUALE DIO CREDERE?

foto-sepolcro-2-pasqua-2018dal Vangelo di Marco (16,1-8)
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: «Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto»». Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.

Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui.

Non abbiate paura!”. È la prima parola che rompe il silenzio della tristezza, dell’angoscia e della delusione che si è radicato nel cuore dei discepoli di Gesù, nel cuore delle donne, nel cuore di coloro che avevano confidato in Lui.

Non abbiate paura!” è la parola del giovane in bianche vesti che le donne incontrano all’interno del sepolcro dove era stato deposto il corpo senza vita di Gesù. Ma da dove nasce questa paura? E perché avere paura? E’ la domanda che vogliamo farci in questa Pasqua e scoprire che anche noi siamo come ogni discepolo di Gesù, timorosi e impauriti non per la sua Risurrezione (poiché lo aveva predetto) ma per il fatto che siamo chiamati ad essere discepoli di un Dio che abbia attraversato il sentiero duro della sofferenza, della passione e della morte. Sì, dobbiamo essere onesti: questo ci fa paura. Ci fa paura credere in un Dio che si è abbassato a lavare i piedi dei suoi discepoli compiendo il gesto del servo di casa; ci fa paura credere in un Dio che porta umiliato una croce fin verso il luogo del suo patibolo; ci fa paura credere in un Dio che si lascia deridere dalla presunzione dell’uomo dal cuore duro e cattivo; ci fa paura credere in un Dio che muore e morendo grida che è compiuta tutta la sua esistenza e la sua missione.

Non abbiate paura!”. Non ci fa paura invece un Dio che si fa trovare solo quando lo cerchiamo; non ci fa paura un Dio che esaudisce ogni nostra domanda; non ci fa paura nemmeno un Dio che non alza la voce di fronte alla mia negligenza, alla mia superficialità, alla mia presunzione; non ci fa affatto paura un Dio che anche se lo tradiamo con surrogati di ogni tipo non si scaglia contro nessuno di noi. Eppure se stiamo bene attenti questi ultimi dèi li conosciamo tutti e li abbiamo attribuiti tutti a Gesù e al Padre.

La Pasqua è dunque rinnovare la nostra fiducia in quel Gesù che risorge dentro la sua stessa storia ferita, umiliata, tradita, rinnegata: è il Crocifisso che ci può far paura, non la sua risurrezione …eppure la risurrezione è uno sguardo differente che Dio stesso ha dentro la sua sofferenza e passione. Così per noi: non abbiamo paura di entrare dentro quelle ferite che ancora hanno bisogno di essere risanate da uno sguardo di risurrezione.