XX domenica T.O., 17.08.’14

BRICIOLE DI VITA: STRANIERO DI FRONTE AGLI UOMINI, MA NON DI FRONTE A DIO

briciole-pane[1]Stranieri o distanti: ci incrociamo ma non ci incontriamo

Ci guardiamo attorno e ci accorgiamo di essere sempre più immersi in una sorta di vita globalizzata: il globo diventa sempre più la nostra casa, siamo eternamente raggiungibili, ci consideriamo abitanti del mondo, ubiquitari e alla portata di tutti. E così è della vita quotidiana: ci incrociamo più che incontrarci. Ma ciò che rende differente ogni uomo, ognuno di noi – uomo o donna, grande o piccolo, adulto o anziano – si trova celato nel nostro incontrarci: incontrarci significa anzitutto non essere presi dalla fretta, fermarci, mettersi di fronte e accanto all’altro in ascolto della sua parola che racconta e narra la sua storia, il suo bisogno, così come abbiamo bisogno anche noi di dire una parola per raccontarci a nostra volta. Fermarci ad ascoltare significa diventare ospitali, è far abitare nella nostra mente e nel nostro cuore le parole dell’altro che può dire la sua storia solo se mi incontra, mi chiama, mi interpella e mi chiede ascolto. Così è dell’incontro della donna cananea, donna già lontana perché figlia di una terra, donna con cui non fermarsi, non ascoltare, non parlare. Eppure Gesù è abitante del mondo, della sua terra, ed è lei a incontrarlo, chiamarlo, fermarlo, per parlargli: “Signore, Figlio di Davide, pietà di me” e lo riconosce con la sua dignità e gli chiede ascolto “mia figlia è molto tormentata da un demonio”. Gesù è costretto a fermarsi e mettersi in ascolto per la sua insistenza: è costretto a dare il suo cuore e il suo sguardo.

La parola come pro-vocazione

Le nostre parole possono costruire legami o edificare distanze: i nostri bisogni possono diventare occasione per riallacciare volti e storie, oppure tagliare e inabissare. Quante volte le nostre parole più che farci incontrare, ci rendono distanti gli uni dagli altri? Quante volte siamo più stranieri tra noi? Eppure le nostre parole sono importanti: ci avvicinano, ci permettono di raccontare chi siamo, cosa abbiamo vissuto, ciò che viviamo, cosa attendiamo, cosa speriamo. “Si avvicinò, si prostrò e disse: Signore, aiutami”: le parole confermano sia il gesto del bisogno sia quello dell’adorazione e diventano provocanti per Gesù. Pro-vocare, una parola che lo interpella, che tocca il cuore, che chiedono di fermarsi e di guardare negli occhi la donna pagana, straniera, lontana. Ma la parola del Maestro è forte “il pane dei figli non va gettato ai cagnolini” e la parola del bisogno nasce dalle stesse parole di Cristo “le briciole” sono comunque nutrimento e salvezza. Ecco che la parola della donna è stata in grado di provocare Gesù, più delle parole dei discepoli “esaudiscila” (in greco, apolyson auten, “congedala”). Nessuno di noi è straniero di fronte a Dio.

Briciole di essenzialità: in cammino verso gli altri come pellegrini

Abbiamo bisogno di ricomprenderci come pellegrini, in cammino verso gli altri e verso Dio e non stranieri, lontani: il Signore ci provoca a cercarlo ed Egli attende un nostro cenno per fermarsi e mettersi in ascolto; la sua parola ridona salute e salvezza, perché “grande è la tua fede”. Ma ciascuno deve “osservare il diritto e praticare la giustizia”: solo questo ci rende più umanizzati e quindi attenti. Essenziali.